NODI ARCHETIPICI e il ripetersi di incontri problematici nella nostra vita        

Ci si chiede spesso perchè nella vita avvengano in maniera ripetuta incontri problematici simili tra loro.

La teoria dei Modelli Operativi Interni di Bowlby ipotizza che pattern interiorizzati di attaccamento primario portano a re-incontrare  persone analoghe o compensatorie rispetto a quelle infantili.

Anche una esperienza relazionale traumatica dissociata e non elaborata può riprodursi a distanza di tempo, in virtù di situazioni o  vissuti sensoriali che ne richiamano l’impatto emotivo rimasto fissato nella memoria psicocorporea e divenuto in questo senso un attrattore ‘familiare’, pur essendo spiacevole.

Esiste anche una dinamica inconscia che porta a ripetere una esperienza problematica per ricercarne inconsapevolmente una soluzione.

Incontri di coppia o amicali con tipologie di persone ‘fisse’ che si ripropongono anche nel corso delle generazioni possono essere riconducibili a pattern di natura archetipica.  Un pattern archetipico quando corrisponde ad un ‘nodo’ archetipico non risolto sottende a potenti proiezioni incrociate che danno luogo ad incontri relazionali affettivamente intensi ma a volte molto problematici.

Una persona si trova vincolata ad un nodo archetipico se i suoi aspetti più difensivi e vulnerabili in qualche modo ostacolano il suo percorso evolutivo individuativo: può proiettare immagini archetipiche o essere esposta alle proiezioni altrui.

La risonanza incrociata tra dimensione conscia e inconscia di 2 persone riporta al modello della sizigia (1) studiato da Jung. Egli, cercando uno sviluppo del modello relazionale della sizigia che ne superasse la polarità diadica dei fattori, indica il ‘campo’ archetipico inconscio nel quale si viene a costituire una molteplicità di punti di coscienza in nuce.  Jung parla a questo proposito di ‘luminosità multiple’ collegandosi con questo concetto alle ‘scintillae mundi futuri seminarium’ di Kunrath. Questo campo archetipico pluri illuminato è in grado di collegarsi in maniera multipla allo spazio-tempo della coscienza per effetto della concentrazione di energia che la psiche individuale può trarre dal campo archetipo globale e formare con questa sinergia possibilità di un superamento del nodo archetipico, altrimenti non risolubile.

Troviamo una corrispondenza in quello che Mary Gammon riporta nel suo articolo 'Window on the eternity archetype and relativity" quando ipotizza una analogia di funzionamento dell’archetipo con il modello della Fisica proposto da Einstein per il quale due spazi euclidei sono connessi fra loro in maniera ‘multipla’ da un wormhole (2) o tunnel spazio-temporale.

 

 IL MITO PERSONALE e il nodo archetipico

‘In mitologia le connessioni multiple con il destino di qualcuno sono fatte mediante i fili intrecciati dell’archetipo’ .

La relazionalità così sperimentata fa capo ad un campo relazionale riflesso nel profondo dell’inconscio in cui l’archetipo attivato costituisce uno dei nodi della ‘rete’ mitopoietica dell’inconscio collettivo. Questo nodo si intreccia nella vita di una persona con le sue caratteristiche individuali e può dar luogo, nel gioco delle proiezioni reciproche con altre persone a loro volta portatrici di pattern archetipici simmetrici ‘a specchio’ oppure complementari,  a relazioni fatte di investimenti e controinvestimenti affettivi potenti, rifornendo il mito personale o familiare.

 

Può venirsi a creare un doppio 'nodo complessuale archetipico’: quello intrapsichico dell’individuo rispetto al suo sostrato archetipico e quello interpsichico, tra individui che proiettano reciprocamente i propri sostrati archetipici, anche senza avere un contatto diretto, secondo una dinamica di entanglement (3).

E’ una situazione difficile da comprendere e da gestire, poichè esprime investimenti affettivi potenti che coinvolgono la persona in una relazionalità che ingabbia la sua percezione in un modello dicotomico che slitta facilmente nella polarizzazione oppositiva la quale a sua volta sfocia in identificazioni proiettive reciproche. 

I diversi aspetti in gioco sono miscelati e poco differenziati, creando ad una esperienza psichica emotivamente assorbente e confusiva che riduce lo spazio mentale necessario per elaborare la situazione e giungere ad una interazione consapevole.

Si vengono così a sperimentare le situazioni di vita come se fossero frutto di un ‘destino’ non modificabile. Solo tramite un lungo percorso di ricerca rivolto alla comprensione articolata dei fili che intrecciano il nodo archetipico inconscio si può giungere a scioglierlo: a partire dal prendere in esame come avviene per quella persona, vederne gli effetti, cercarne il significato, per poi andare a recuperare i plurimi collegamenti simbolici – luminosità multiple -  che si richiamano e si riproducono a catena lungo il corso del tempo, anche di più generazioni.

E’ così possibile liberarsi dal potere archetipico fondato sulla ripetizione e sull’identificazione proiettiva e scoprirne il tesoro nascosto di senso. 

Agnela Koconda

SINCRONICITA’ e nodo archetipico

Sull’onda di queste osservazioni, ci si può chiedere se e come la sincronicità possa essere in relazione con la ripetitività collegata al 'nodo archetipico': esprimendosi a partire dal livello psicoide, tramite  stati ad alta intensità emozionale che creano una 'lunghezza d'onda' sincrona che oscilla tra energia e materia, la sincronicità sembra attivarsi anche da nodi archetipici complessuali facendo entrare in risonanza persone, eventi umani, animali ed eventi naturali portatori di significati o di temi mitici analoghi.

Mary Gammon richiama la connessione archetipo/sincronicità alla luce del continuum tempo/spazio della teoria di Einstein connessi dal tunnel spazio-temporale o wormhole e propone il parallelo di questo con l’archetipo/inconscio di Jung. A completamento della sua analisi l’autrice propone di porre a centro del quaternio concordato da Jung con W.Pauli  'la finestra sull'eternità’, quale ‘portale’ che rende possibile vedere l'esperienza inconscia archetipa rifacendosi alla sua contingenza con l’esperienza concreta causale.

La sincronicità sarebbe allora un richiamo ripetitivo proveniente dalla dimensione dell’energia dell’archetipo, funzionante come una stella pulsar. La contingenza si viene a costituire come fattore di campo comune.

François Schuiten

CAMPO energetico-informazionale

Questo modello può essere utile per comprendere la risonanza simbolica del virus covid 19: è difficile vederla  nei sogni, la situazione concreta appare sovrastare e l’inconscio sembra non rispondere. Forse il livello inconscio del sogno risulta essere un medium insufficiente - poco 'sottile' - per un fenomeno come il virus che esiste ad un livello sub-cellulare, 'dorme' nella non vita fino a quando ci contagia e allora può clonarsi all’interno delle cellule.

Mi sono allora chiesta quale medium possa essere una 'finestra' adatta per 'vedere' l'esperienza inconscia del covid 19; un medium più consono potrebbe essere il livello psicoide che ingloba uomo e natura nell' interazione profonda soma-psiche. Esso potrebbe esprimere meglio la rappresentazione simbolica del processo con il quale il covid 19 può parassitare la vita biologica umana. Ma come arrivare al livello psicoide?

Le discipline che fanno esperienza dell'energia, quella dei meridiani dell'antica medicina cinese, quella di Hara dello Zen giapponese, quella eterica della medicina antroposofica e quella informazionale omeopatica, possono essere risorse di accesso secondo una lunghezza d'onda energetica-informazionale analoga a quella virale?

Potrebbe essere di aiuto anche l'esperienza energetica secondo la visione yogica che si muove su un piano coassiale amplificando livelli energetici sempre più estesi e ‘sottili’ a partire  dal livello psicoide della meditazione.

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La soluzione al problema di captare i significati/messaggi simbolici inconsci  del covid 19 potrebbe essere quella di inserirsi su una lunghezza d'onda che si sintonizzi sia con il livello psicoide che con quello energetico dell’esperienza.

SANDPLAY therapy e campo condiviso

 Un campo condiviso si crea nella Sandplay therapy quando il terapeuta si  pone come osservatore partecipe (nel senso della Fisica relativistica) e specchio recettivo psichico. Condividendo a livello inconscio la scena creata dal paziente, il terapeuta è in grado di vedere cosa emerge di ‘sottile’ e riflettere sulla sua risonanza interiore: nel Sandplay si parla infatti di condivisione alchemica. 

Nello stesso tempo il materiale sandplay fatto di sabbia, acqua, personaggi ed oggetti, si costituisce come campo immaginativo – tramite il gioco - di sogno e soma insieme. In questo senso è anche una forma di realtà psicoide che si autorappresenta simbolicamente in modo dinamico in un percorso di espressione energetica.

(1)La sizigia è una configurazione astronomica in cui tre corpi celesti si trovano disposti lungo una linea retta. Il termine è la traduzione in italiano del latino tardo syzygia, dal greco syzygía, unione o congiunzione, derivato di sýzygos, aggiogato o accoppiato, composto di sýn, insieme, e zygón, giogo.

(2)Un wormhole è essenzialmente una "scorciatoia" da un punto dell'universo a un altro, che permetterebbe di viaggiare tra di essi più velocemente di quanto impiegherebbe la luce a percorrere la distanza attraverso lo spazio normale. Ipoteticamente, potrebbe potenzialmente permettere il viaggio nel tempo, accelerando un'estremità del wormhole relativamente all'altra, e riportandola successivamente indietro. Si sa che i wormhole di Lorentz sono ammissibili nell'ambito della relatività generale, ma la possibilità fisica di queste soluzioni è incerta.

(3)Per entanglement si intende la connessione non-locale tra particelle nella meccanica quantistica che nel campo psichico può tradursi nella capacità di influenzarsi istantaneamente a vicenda, anche a distanza, presentando un legame che va al di là del tempo e dello spazio

(4)Non a caso i rimedi omeopatici, che agiscono a livello sub cellulare, costituiscono un aiuto efficace per sostenere il sistema immunitario nei confronti del covid 19.

M. Gammon 'Window on the eternity archetype and relativity".The Journal of Analitical Psycology, 1973, january, pg 11-24  Wiley online Library