L’alieno ed altri personaggi straordinari nella Sandplay Therapy

tematica esposta nell’articolo ‘The Alien and other exstraordinary figures in psychoanlisis and Sandplay Therapy” Journal of Sandplay Therapy. vol. 30, n.1 2021.

La presenza in una scena di Sandplay Therapy del personaggio dell’alieno non è usuale: quando avviene ci interroga sul suo significato e nello stesso tempo ci segnala qualcosa di importante. L’alieno rappresenta qualcuno di straordinario, proveniente da un altro mondo, che induce in noi un senso di meraviglia esercitando un’attrazione sottile, quasi magnetica e nello stesso tempo ci muove ad una istintiva reazione di allarme per il suo essere strano e anomalo.

Per comprendere meglio questo personaggio nel Sandplay ho intrapreso un percorso per vedere come l’essere alieno si declina nel linguaggio, a quale stato della mente corrisponde, quale dinamica dell’inconscio odierno indica.  Quest’ultimo passaggio mi ha portato ad osservare come nella realtà post-moderna l’alieno rappresenti un aspetto dell’interesse più diffuso verso molti altri personaggi straordinari, appartenenti al mondo fantasy, che abitano l’immaginario collettivo. Fenomeno emergente e in crescita che ci invita a sviluppare un primo discorso sul ruolo che questi personaggi rivestono nella Sandplay Therapy per lo sviluppo della psiche.


L’ALIENO NEL LINGUAGGIO

L’etimologia del termine alieno proviene dal latino alienus e dal greco àllos: estraneo, avverso, che appartiene ad altri. Nel linguaggio comune l’alieno è un essere extraterrestre, nel campo giuridico-economico con il termine di alienazione si indica il trasferimento di un diritto o di una proprietà di un bene, in quello sanitario soprattutto in passato si definiva alienato chi era mentalmente sofferente e veniva istituzionalizzato.  Nell’ambito sociale l’attributo di alienante viene dato ad una situazione che genera estraneità a sé stessi o che esclude dalla relazione umana: sintomatico in questo senso il lavoro industriale parcellizzato e ripetitivo o all’ambiente di vita massificante di una moderna metropoli. 

L’ALIENO IN PSICOANALISI

Nel campo psicoanalitico autori con approcci teorici diversi mostrano una interessante e sostanziale convergenza nel qualificare come “sé alieno” l’introiezione inconscia di aspetti estranei che vanno ad occupare, più o meno parzialmente, il sé soggettivo infantile.
Illuminante in questo senso è l’analisi di Ferenczi (1933) sull’esigenza nel bambino di una relazione affettiva fondata sul ‘linguaggio della tenerezza’con il genitore o l’adulto. Quando questi utilizzano il ‘linguaggio della passione’, sia nelle manifestazioni eccessive di amore che in quelle rabbiose di punizione, il bambino si trova impotente a difendersi o a ridefinire la situazione. Egli prova un senso di confusione ed un trauma che lo portano ad una distorsione interiore, sotto forma di identificazione con l’aggressore,  mimetismo, sottomissione, dissociazione con regressione o all’inverso progressione traumatica. 

A proposito di questa dinamica adattiva intrapsichica Borgogno (2005) precisa:

“ In questa luce….molta sofferenza psichica origina così per lui dalla trasmissione interpsichica e si connette ‘all’introiezione non libera e non intenzionale’, spesso subita passivamente e forzosamente, di messaggi pulsionali grezzi e primitivi e di ordini ipnotici inconsci per nulla favorevoli alla salute mentale e all’evoluzione della persona (Ferenczi, 1909b). Questo tipo di introiezione primitiva alienante, secondo una dinamica di ‘incorporazione’, potremmo dire con Abraham e Torok (1987), non è comunque per S. Ferenczi il vero e unico agente patogeno. Lo sono anche la rimozione delle rappresentazioni ad essa collegate (Ferenczi, 1908b) o, per essere più precisi, la non rappresentabilità psichica di ciò che  è stato vissuto ed introiettato, sostenute e promosse  dall’ ‘amnesia del proprio esser stati bambini’ da parte dei genitori e dalla loro concomitante e completa ‘noncuranza’ verso le esigenze di rapporto affettivo dei figli, e dal successivo, in questi casi non sporadico, lasciarli ‘soli e abbandonati a livello emozionale (Ferenczi, 1908c; 1927; 1929).”

Mazzotta (2018) ricostruisce come:

“Winnicott (1960) ha posto in evidenza come il bambino, quando non trova riflesso il suo stato emotivo nel volto o nello spazio mentale del genitore e non vede quindi riconosciuto il suo stato d’animo, per non trovarsi in un vuoto abbandonico, tende ad assorbire ed anche far proprio lo stato d’animo del genitore. Col tempo ciò può portare nel bambino alla formazione di un falso-Sé.
Fonagy ha sviluppato il processo di internalizzazione del sé alieno osservando che porta alla formazione di un sé non conosciuto che può essere esperito dal bambino come un possibile oggetto persecutore (Fonagy, et al., 1993). Oggetto alieno nel sé che porterà il bambino a non poter sviluppare un senso sicuro ed indipendente poiché avrà introiettato dall’altro una rappresentazione distorta che viene assimilata come una parte inevitabile ma disturbante. Il bambino può cercare disperatamente di disfarsene ‘mettendo’, tramite l’identificazione proiettiva, le parti aliene di sé in un’altra persona. In questo modo però le parti di sé persecutorie vengono sperimentate come presenti nell’altro. A questo punto l’altro verrà avvertito come persecutorio, e nello stesso tempo avente il controllo di quelle parti del sè predisposte proprio per distruggere il sé. Si viene a creare così una dipendenza di tipo masochistico dall’oggetto.”

Con la sua disamina sulla dinamica incestuale Racamier (1992) ha dato un contributo incisivo per comprendere meglio la difficoltà ad individuare questo tipo di ambivalenza celata. Egli ha messo in luce il particolare funzionamento delle dinamiche alienanti di riversamento emozionale sull’altro ad opera di una personalità a struttura narcisistica regressiva e nello stesso tempo maligna. Racamier giunge a individuare in questa dinamica quella particolare forma di relazione interpsichica di fusione-incastro che egli definisce ’ingranamento’. L'ingranamento indica quasi indistintamente il fantasma antiedipico e nello stesso tempo la sua messa in atto in una relazione vincolante. Descrive una modalità di influenza che si presenta come un incastro privo di un mediatore psichico elaborato per cui ogni cosa a impronta incestuale provata, fantasmata, desiderata, dall'uno trova immediata risonanza in un'altro che va a corrispondervi per una sua debolezza altrettanto strutturale (in quanto figlio piccolo o partner fragile).

L’ALIENO NELLA PSICOLOGIA ANALITICA JUNGHIANA

Secondo una lettura junghiana il sé alieno può corrispondere all’introiezione d’Ombra proiettata da colui che rifiuta le proprie parti distruttive o traumatizzate. Il soggetto predisposto a questa introiezione aliena diviene così portatore, oltre che della propria, dell’Ombra dell’altro. Riconoscere l’Ombra aliena non è facile: chi ne diviene portatore avverte un senso di oppressione incombente ma non riesce a focalizzare il fatto di subìre una identificazione proiettiva.  Il suo idealismo affettivo ed il suo Io non abbastanza forte lo predispongono a prendersi il carico proiettato su di lui e a sentirsi lui inadeguato. Si rende necessaria una elaborazione terapeutica che vada a cogliere questo dinamismo intrapsichico e ad individuarne la fonte, interpersonale o transgenerazionale.  

Una valenza sovrapersonale dell’alieno era stata posta in luce da Jung alla fine degli anni 1950 (1958). Ricercando il significato psicologico dei frequenti avvistamenti e sogni di Ufo ed alieni, egli li interpretò come proiezioni di immagini archetipiche numinose. Le vedeva come tentativo di compensazione al rinforzo unilaterale della razionalità tecnologica avvenuto nella situazione post-bellica e allo svilupparsi di una forte angoscia inconscia collettiva per le tensioni della ‘guerra fredda’ e le minacce incombenti di un nuovo ricorso alle armi atomiche. Così Jung spiegava: 

“(gli UFO) sono epifanie efficacissime della totalità, la cui semplice rotondità raffigura proprio quell’archetipo che secondo l’esperienza è il fattore principale dell’unificazione dei contrari apparentemente irriducibili, e costituisce la migliore compensazione contro la dissociazione caratteristica del nostro tempo.”

Quale produzione artistica che rappresentava questa forma compensatoria, Jung commentava il quadro di E. Jacoby (1958) Il seminatore di fuoco:
“il pittore ha dipinto nel cielo, sopra la città immersa nel crepuscolo serale, un corpo tondo, ruotante, infuocato. Seguendo un ingenuo impulso alla personificazione, vi ha accennato un volto, e ne è quindi derivato un capo che è però separato dal corpo a cui appartiene … Egli semina fiamme, e invece di acqua cade fuoco dal cielo. Sembra un fuoco invisibile, ‘un fuoco dei filosofi’, perché la città non lo nota, e non sorgono incendi in nessun luogo… Il quadro descrive l’incommensurabilità di due mondi che si compenetrano ma non si toccano.”

DALL’ALIENO AGLI ALTRI PERSONAGGI STRAORDINARI 

Dal punto di vista simbolico, alieno è ciò che giunge dal di fuori e risulta estraneo ma nello stesso tempo è straordinario, in quanto portatore di possibili aspetti e risorse diverse e fuori del comune. 

La dimensione dello straordinario si sta diffodendo nell’immaginario del XXI secolo proprio tramite il crescente sviluppo di risorse tecnologiche ed informatico-digitali che sono in grado di creare virtualmente realtà che non esistono ancora o non esistono più, dando una illusione percettiva quasi assoluta. La funzione percettiva e quella immaginativa della mente vengono così amplificate, portando ad un potenziamento globale delle facoltà mentali ma anche ad un mutamento importante. Ormai nel quotidiano, la nostra mente si abitua a cambiare continuamente registro, passando dalla rappresentazione oggettiva e sensoriale all’amplificazione immaginativa prodotta tramite lo strumento informatico. In questa esperienza interattiva le funzioni psichiche si modificano e si modellano.  Anche il senso di sé si modifica. Immerso in un processo ormai divenuto naturale di miscelazione tra funzioni rappresentative e risorse immaginative incrementate dall’esterno, il senso di sé vive un’esperienza di metamorfosi, che da un lato lo potenzia mentre dall’altro lo aliena. 

Fenomeno di ibridazione espresso in maniera puntuale e mirabile dall’arte contemporanea che, ricorrendo a medium tradizionali e tecnologici, attua lo scambio di aspetti concreti e immaginali, reali e fantastici nelle ‘installazioni’, opere d’arte multidimensionali che divengono allo stesso tempo eventi di esperienza per l’utente. Stupefacente è stato l’evento artistico Treasures from the Wreck of the Unbelievable creato da Damien Hirst (2017) a Venezia dove ha esposto proprie sculture presentate come se fossero opere recuperate da una nave naufragata sul fondo dell’oceano Indiano ed appartenenti al favoloso tesoro di un collezionista vissuto tra il primo e il secondo secolo dopo Cristo.  Con una suggestiva messa in scena l’artista ha introdotto la mostra con la riproduzione mediale  del rinvenimento di opere a contenuto mitologio sul fondo del mare. Per evidenziare la trasmissione nel tempo del loro incorrotto valore simbolico, egli ha capovolto l’originale rapporto tra realtà e fantasia ponendo alla mostra una premessa basata sulla finzione, trattata come se fosse un fatto realmente accaduto. 

NUOVI PERSONAGGI STRAORDINARI

Questo processo collettivo non consapevole di miscelazione è riconoscibile nell’attrazione diffusa verso forme diverse di identità fluide e mutevoli e nella propensione allo spostamento ed elusione degli abituali confini di regole, ruolo e genere. Si può pensare allora che l’alieno possa rappresentare la tendenza collettiva a sconfinare e mutarsi in ciò che è altro, per acquisire come per osmosi qualità diverse. 
Se infatti in origine le osservazioni psicoanalitiche individuavano nel sé alieno la situazione particolare di una soggettività infantile perturbata e invasa nella sua formazione, adesso esso rappresenta un fenomeno più generale e diffuso di ibridazione, un processo di metamorfosi di cui il soggetto è attivamente partecipe, pur senza esserne pienamente consapevole.
Se a metà del ‘900 l’immaginario collettivo trovava una forma di espressione alle sue angosce nella figura dell’alieno quale suggestivo portatore extraterrestre di realtà numinose, agli inizi del 2000 esso è piuttosto ‘abitato’ da una popolazione di figure straordinarie, con le quali stabilisce una sempre maggiore familiarità. 
Basti pensare ai personaggi delle svariate storie fantasy create dal mondo comic, letterario e filmico che hanno in comune la capacità ‘straordinaria’ di mutare identità o livelli di energia, di essere formati da parti ibride, di vivere identità parallele.  
Si va dai protagonisti dei fumetti e film di animazione giapponesi a quelli delle saghe fantascientifiche di Star Trek e di Star Wars, alle storie gotico-fantasy di Harry Potter o del Trono di Spade, fino alle epopee di ispirazione celtica del Signore degli Anelli. Senza dimenticare i Supereroi, in cui il classico Superman si è moltiplicato in più personaggi dotati di poteri speciali come i Transformer, per giungere infine agli automi ed ai robot che possono sviluppare sensibilità umane oppure agli umani stessi che possono innestarsi con parti robotiche diventando automi micidiali.

Non ultimo l’universo degli animali fantastici, dotati di capacità prodigiose e qualità antropomorfe, riedizione degli antichi animali mitologici. Tornano a vivere in nuove forme il grifone, la sfinge, l’arpia, la fenice, il cerbero e tanti altri. L’originaria potenza polisemica e vitale dell’istinto viene riproposta in nuovi personaggi simil-animali compositi, dalla valenza soccorrevole oppure minacciosa. 

SIGNIFICATO PSICOANALITICO DEI PERSONAGGI STRAORDINARI

Nella psiche collettiva l’interesse per questi personaggi a valenza straordinaria sta assumendo la funzione inconscia di compensare il dominante razionalismo informatico-digitale e di portare nuova linfa mitologica. Essi rappresentano imago mitiche rievocanti e rinnovanti le figure archetipiche dell’Eroe, del Saggio, della Madre, del Puer o del Trickster, dell’Anima e dell’Animus comprese quelle dell’Ombra, tramite personaggi ineguagliabili per carica espressiva. 

Non a caso questi personaggi fantasy sono connotati da qualità metamorfiche, in corrispondenza al processo psichico metamorfico in corso e svolgono una funzione mitopoietica in linea ad esso. Si può dire che loro tramite il simbolo quale funzione vivente sia all’opera. 

Non dovremmo trascurare l’ipotesi che questo interesse collettivo, oltre a segnalare un mutamento nello spirito del tempo, richiami un’esigenza dello spirito del profondo. Nelle sue analisi sull’evoluzione dei simboli cristiani nel corso dell’era dei Pesci e in previsione del passaggio all’era dell’Acquario nella seconda metà del XIX secolo, Jung (1950) aveva preavvertito sulla necessità di mutamento delle imago archetipiche, in funzione dello sviluppo di una visione etica più completa e consapevole:

” Fiabe e miti sono espressione di processi inconsci: la loro reiterata narrazione fa sì che questi processi siano nuovamente ricordati, ravvivati, ristabilendo con ciò il collegamento tra coscienza e inconscio. …. La psicoterapia moderna sa che esistono molte soluzioni intermedie, in fondo ad ogni nevrosi c’è un problema degli opposti morale, insolubile razionalmente, che può trovare risposta solo attraverso un terzo sovraordinato, un simbolo che esprima entrambe le parti. …come il serpente muta la pelle, così anche il mito ha bisogno d’una nuova veste in ogni nuova era, se non vuol perdere la sua virtù terapeutica.” 

I protagonisti delle vicende fantasy sono coinvolti in lotte spesso drammatiche che si susseguono a cicli continui; le vicende hanno come motivo dominante la lotta con il male o il potere che si presentano anche in forma psichica, spesso celata e non palese. Il problema del saper vedere le risonanze in sé degli aspetti d’Ombra collettivi o la percezione dell’esserne psichicamente contaminati è riscontrabile anche nella domanda di aiuto dei pazienti nel lavoro clinico.  Problematica che richiama l’invito di Jung (1951) a rendersi consapevoli della realtà psicologica del male: 

“L’eone dei Pesci è dominato principalmente del motivo del ‘fratelli nemici’, si pone, in coincidenza con l’approssimarsi del successivo mese platonico dell’Acquario, il problema dell’unione degli opposti. Allora non è più accettabile la vanificazione del male in quanto mera privatio boni: la sua reale esistenza deve essere ben conosciuta”. 

Si potrebbe vedere nell’interesse diffuso, e non solo da parte dei bambini, per i personaggi fantasy ‘straordinari’ di questo tipo, la ricerca di risorse per superare la visione dualista dicotomica dei problemi in funzione di un approccio non separativo, in grado di vedere e sostenere le polarità ibride, di mentalizzare le invasioni psichiche e le proiezioni di Ombra, cogliere il senso delle situazioni pervasive, un approccio appunto metamorfico.  

Con queste figure ‘straordinarie’ la cinematografia più attenta, grazie alla sinergia di eccellenti competenze tecniche, informatiche e artistiche di una moltitudine di professionisti, ha costruito una narrazione visionaria dalla forte carica espressiva, amplificata da potenti effetti visivi speciali, accompagnata da creazioni musicali trascinanti, che danno vita per lo spettatore ad un’esperienza sensoriale ed emozionale totalizzante. La funzione immaginifica della mitopoiesi non poteva trovare un medium più coinvolgente ed efficace. 

La veste spettacolare porta però spesso ad un mercato di film con una costruzione della sceneggiatura sintetica, espressa con rimandi circostanziali poco esplicati, riferimenti spazio-temporali contratti, narrazioni criptiche, ritmi narrativi iperveloci accompagnati da compagini acustiche bombardanti. Le imago e i messaggi simbolici dell’immaginario filmico vengono così persi o assorbiti dallo spettatore con una comprensione ridotta dei significati sottesi. La psiche viene nutrita da una magnifica iconografia immaginativa e allo stesso tempo viene inibita dal poterne elaborare appieno la valenza simbolica. I significati possono trovare così una interiorizzazione solo parziale, poco integrabile con il percorso interiore dello spettatore e poco articolabile con la sua vita cosciente. 

SANDPLAY

La Sandplay Therapy ha un ruolo importante nel raccogliere questi nuovi sviluppi dell’inconscio e fornire loro una risorsa di integrazione simbolica poiché la sua stessa essenza vive dell’immaginario inconscio trasposto nella scatola di sabbia. Il paziente, bambino o adulto, può ritrovare negli scaffali gli alieni nelle loro diverse forme ed i personaggi fantasy che ha conosciuto dai media: Albus Silente di Harry Potter, gli Jedi di Star Wars, Gandalf e gli altri protagonisti del Signore degli Anelli, Superman, Cerbero, l’Idra e il drago. Può porli nella sabbia e farli vivere nelle scene che crea, dando corpo emozionale alle loro risonanze immaginali e vita ludico-simbolica alle imago mitiche che rappresentano. 

Nel Sandplay queste tipo di personaggi richiamano le corrispondenti imago inconsce in un percorso espressivo e creativo che porta alla costellazione ed integrazione delle loro valenze archetipiche. Il personaggio dell’alieno e le diverse figure ‘straordinarie’ con le loro qualità multiformi e metamorfiche, possono dare risorse simboliche all’Io odierno, sintoniche al metabolizzare una esperienza di vita fluida in cui deve adattarsi al continuo mixage di situazioni che sono funzionali ma profondamente estranianti, deve essere in grado di differenziare aspetti psichici ambivalenti e sostenere aspetti pervasivi di Ombra collettiva.  

Mazzarella (2006) ha ripreso il ruolo moderno del personaggio mitico nelle fasi di sviluppo della coscienza prefigurate da Neumann (1949):

” L’aspetto del mondo cambia continuamente in ogni stadio di sviluppo. Cambia la costellazione degli archetipi, i simboli, gli dei e i miti sono l’espressione, ma anche lo strumento del cambiamento …  La situazione odierna, nella quale si è verificata la caduta catastrofica di tutti i valori è molto pericolosa. Il rischio è la caduta rovinosa in una totale regressione ad uno stato inconscio, nella quale si combattono gli impulsi conflittuali del caos… Il destino mitologico dell’eroe rappresenta il destino archetipico dell’Io e dello sviluppo della coscienza e si ripete nei suoi vari stadi nello sviluppo di ogni singolo bambino.”

Questi personaggi fantasy possono essere espressione di imago archetipiche che costituiscono una realtà psicologica compensatoria per l’individuo post-moderno, così potenziato a livello razionale dalle risorse tecnologiche e digitali ma dissociato rispetto alle proprie radici istintive più profonde ed ‘appiattito’ rispetto alle proprie emozioni ed affetti. Come Jung ha commentato a proposito della fantasia di un suo giovane paziente depresso: 

”La libido è concepibile solo come forma determinata, vale a dire è identica alle immagini fantastiche. E possiamo liberarla dall’inconscio solo andando a scovare le immagini che le corrispondono. Perciò, in casi del genere offriamo occasione all’inconscio di lasciar emergere alla superficie le sue fantasie.”

ESPRESSIONI NELLA SANDPLAY THERAPY

A partire dalla condivisione immaginale di questi personaggi il terapeuta può trasmettere al paziente la consapevolezza della loro valenza mitopoietica e giungere a cogliere i loro significati simbolici di luce e ombra.
Osservando la scena e le relazioni che vi sono espresse, ascoltandone interiormente il tono emozionale e percependo le risonanze transferali, gli è possibile differenziare se la situazione psichica del paziente sia aperta ad un processo evolutivo oppure se si stia instaurando una minaccia al suo sé, sotto forma di invasione aliena o perturbante, se pur rappresentata nella scena Sandplay da figure affascinanti. 
L’impronta evolutiva è testimoniata nella Sandplay Therapy da scene in cui il personaggio dell’alieno ed diversi personaggi fantasy per le loro caratteristiche metamorfiche indicano una possibilità trasformativa: rappresentano alterità a valenza numinosa compensatoria, parti psichiche composite del paziente che possono evolvere verso forme più differenziate, nuove figure eroiche di rinforzo al suo Io messo alla prova da circostanze relazionali complesse o di aiuto alla sua relazione con le fonti vitali interiori. 
Differenti sono le scene in cui questi personaggi manifestano aspetti complessuali inconsci.  Il tono cupamente suggestivo della scena, la miscelazione magmatica o distorsiva di elementi diversi, la presenza coercitiva di personaggi di Ombra, possono segnalare che è all’opera una introiezione contaminante. Il personaggio dell’alieno segnala allora l’esistenza di dinamiche invasive oppure rappresenta una identificazione con l’aggressore; i personaggi fantasy fungono da persistenti e univoci sostituti relazionali a copertura di un’ampia dissociazione sottostante. 
E’ importante a questo proposito ciò che Jung espone sui complessi a tonalità affettiva e sulla predisposizione della psiche alla dissociabilità, quando afferma che anche l’Io è un complesso a tonalità affettiva e che la dissociabilità della psiche si declina anche nella relazione dell’Io con l’inconscio personale e collettivo (Gentili, 2015). 
Il grado di forza dell’Io e il tipo di questa relazione dà ragione del grado di coerenza interna del soggetto e della sua apertura all’archetipo oppure all’inverso della sua fragilità e quindi vulnerabilità alla contaminazione, soprattutto quando si trova a contatto con contenuti inconsci che sono ancora ad uno stato emotivamente primitivo, grezzo, stato che li rende meno mentalizzabili.
La figura dell’alieno e di altri personaggi straordinari può rappresentare allora una costellazione dell’inconscio avvenuta secondo una modalità archetipica impropria, in cui si può ipotizzare che la tendenza difensiva della psiche alla dissociabilità in un’Io vulnerabile ed esposto, abbia dato luogo ad una dissociazione profonda e strutturata. Se questa dissociazione si aggrava in una scissione, è possibile che l’aspetto alieno si coaguli in un complesso affettivo che può sommergere l’Io del paziente. Per cogliere precocemente questo rischio, il terapeuta deve saper porsi in risonanza con la polivalenza di questi personaggi e porsi delle domande sul grado di forza dell’Io del paziente.  
Per le loro peculiarità questi personaggi possono essere portatori di una forte carica di energia psichica o rappresentare potenti istanze emotive inconsce, libidiche od aggressive del paziente. E’ importante la predisposizione del terapeuta a condividere e nello stesso tempo contenere interiormente la portata dell’energia e delle emozioni che si esprimono nel Sandplay affinchè possono essere trasformate. Per questo fine può essere di ausilio quel tipo di atteggiamento a cui si riferisce Dora Kalff (1983) parlando della comunicazione proveniente da Hara che i terapeuti giapponesi adottano verso il paziente nel Sandplay. Anche il metodo sviluppato da Martin Kalff (2013, 2018) tramite la meditazione, le esperienze sensoriali-corporee e quelle immaginativo-creative (ERCS) è finalizzato a sviluppare una maggiore capacità di contatto interiore e nello stesso tempo una giusta distanza:

“… nella supervisione relazionata all’esperienza: usciamo dai nostri sé ordinari, ci permettiamo una più profonda partecipazione con i mondi che stiamo studiando, anche attraverso i gesti, movimenti, diventiamo in qualche misura quello che percepiamo, tuttavia, non ci identifichiamo in essi. Siamo capaci di ritornare in noi stessi, al nostro centro, ma comprendiamo in un modo più profondo.”

Tramite questi personaggi non usuali per il senso comune e appartenenti all’immaginario fantastico, la Sandplay Therapy offre una risorsa particolarmente appropriata per la cura e lo sviluppo psichico della nostra epoca. 
Come posto in luce da Garzonio (2012) nell’individuare il processo di cosmogonìa psichica della coscienza che prende vita e si rinnova nel gioco simbolico:

“La trasformazione raggiunge vertici sorprendenti quando il soggetto si dispone al confronto assecondando il procedere delle attività fantastiche … le immagini fantastiche si profilano in una condizione di veglia, in una situazione in cui l’Io è vigile. La condizione è che l’Io accetti di non farla da padrone. Rinunciando alle pretese egoriferite l’Io accoglie e dà spazio a contenuti interni che si affacciano alla mente.”

Si può allora supporre che quando il personaggio dell’alieno o gli altri personaggi straordinari odierni compaiono nella scena Sandplay, si stia svolgendo un dialogo simbolico con questo particolare linguaggio del fantastico tra l’inconscio e l’Io del paziente. Dialogo al quale il terapeuta può partecipare se ne trova la risonanza emotiva ed affettiva nel suo spazio mentale: è allora in grado di ricondurre questi personaggi ai loro diversi significati di luce e di ombra per il paziente e contribuire con una comprensione che proviene anche dalla sua esperienza interiore profonda alla loro potenziale valenza terapeutica e trasformativa. 

Figure

Fig.1 E.T., alieno protagonista del film di fantascienza E.T. - L’extra-terrestre, (1982) diretto da Steven Spielberg. Il personaggio venne creato da Carlo Rambaldi, artista ed effettista italiano. 

Fig.3 Erhard Jacoby, Il seminatore di fuoco In: Jung C.G. (1958). Un mito moderno. Le cose che si vedono in cielo, Torino: Bollati Boringhieri, 2004.

Fig.4 e 5 Damien Hirst (2007), Treasures from the Wreck of the Unbelievable. Venezia: Pineault Foundation.

Fig.6 Personaggi dei fumetti e Anime giapponesi:
Tartaruga Ninja, uno dei 4 Teenage Mutant Ninja Turtles, personaggi che riprendono la cultura zen degli antichi guerrieri giapponesi, ideati dai disegnatori K. Eeastman e P. Liard per Mirages Studios (1984).
Goku e Goku come Super Saiyan (1984), personaggio del manga Dragon Ball di Akira Toriyama, originato da Sun Wukong, protagonista del classico della letteratura cinese Il viaggio in Occidente: bambino con coda di scimmia e grande forza che scopre di essere un guerriero extraterrestre e si mette alla ricerca delle magiche sfere del drago. E’in grado di acquisire diversi stadi energetici di Super Saiyan.

Fig.7 Supereroi:
Spider Man, alias Peter Parker, personaggio dei fumetti creato da S. Lee e Steve Ditko (1962) per Marvel Comics, è protagonista del film omonimo del 2002 con la regia di S. Raimi: morso da un ragno geneticamente modificato ne acquisisce i poteri e diventa Supereroe.
Batman, personaggio ideato da Bob Kane e Bill Finger (1939), è l’identità segreta di Bruce, un ricco uomo d’affari che intraprende una guerra contro il crimine indossando un costume da pipistrello. Trasposto nei film acquisisce l’identità di Supereroe.
Daredevil, personaggio creato da Stan Lee e Bill Everett nel 1964 per Marvel Comics, è l’alter ego di Matt, studente in legge divenuto cieco e dotato di un intuito ed un udito straordinario, che inizialmente assume il ruolo di giustiziere per consegnare alla polizia i mandanti della morte del padre.

Fig.8 Personaggi della saga fantascientifica rappresentata nella serie di film The Star Wars (1977-2019)  intrapresa con la regia di G.Lucas:Darth Vadar o Dart Fener, è il titolo di Anakin Skywalker una volta che viene sedotto dal lato oscuro della Forza e passa come cavaliere cyborg al servizio dell’impero Galattico, dedicandosi all’annientamento dell’ordine degli Jedi.
Darth Sidous, alias Scheeve Palpatine come senatore della Repubblica Galattica, è il Signore Oscuro dei Sith: trama per diventare Imperatore e agisce il suo enorme potere di energia tramite l’utilizzo dell’inganno e della tirannia.  
Darth Maul, preso in custodia fin da piccolo da Darth Sidious che lo ha indirizzato nelle vie del Lato Oscuro. In breve tempo Maul è diventato suo apprendista e Signore Oscuro dei Sith. 

Fig.9 Altri personaggi extraterrestri da The Star Wars:
Chewbacca, Wookie alto 2 metri, saggio e con molta dimestichezza per la tecnologia; è in grado di capire il linguaggio comune, anche se non lo parla. Co-pilota della nave spaziale e amico di Ian Solo.
Kaminoana, proveniente dal remoto e isolato pianeta Kamino, i cui abitanti sono esperti nella scienza genetica, in particolare nelle clonazioni.
Jar Jar Binks, è un Gungan, umanoide anfibio del pianeta Naboo, parla con un accento strano e caratteristico; esiliato dai suoi simili a causa della sua goffaggine, si unisce ai Jedi.

Fig.10 Cerbero, mostro a guardia dell’Ade nella mitologia greca, è stato ripreso nel film Harry Potter e la pietra filosofale, (2001) diretto da Chris Columbus, dal libro di J.K. Rowling: all’interno del castello di Hogwarts sta a guardia di una botola che dà accesso alla sala in cui è riposta la Pietra Filosofale.
Idra, mostro marino dalle 9 teste che ricrescono quando vengono tagliate.

Fig.11 Personaggi dal Il Signore degli Anelli romanzo epico-fantasy di J.R.R.Tolkien (1955) trasposto in film da P. Jackson (2002): Legolas, o Verdefoglia, elfo e formidabile arciere che partecipa alla Compagnia degli Anelli. Gandalf, stregone che ha l’abilità di suscitare speranza e rinsaldare i cuori contro i pericoli dell’Oscurità. Frodo Baggins, hobbit, possiede l’Ultimo Anello e deve portarlo a Mordor per distruggerlo sul Monte Fato. 

Fig.12 Importanti personaggi femminili di The Star Wars: Shmi Skywalker è la madre di Anakin Skywalker, Padmè Amidala è la regina e successivamente senatrice di Naboo, che diventa moglie di Anakin. 

Fig. 13 Yoda, maestro Jedi in The Stars Wars, piccolo ma saggio e potente, è in contatto con la Forza e può interagire con il Lato Oscuro.

Riassunto
L’autore prende in esame l’alieno nella valenza di estraneo facendo riferimento al “sé alieno” studiato da diversi autori psicoanalitici, come forma di Ombra, come immagine compensatoria dell’inconscio riferendosi a quanto espresso da Jung sui frequenti avvistamenti di UFO ed alieni negli anni 1950. Ne analizza la valenza di figura straordinaria riferendosi ai mutamenti metamorfici in corso nella psiche collettiva post-moderna. Vengono quindi presi in esame altri personaggi ‘straordinari’ creati dall’attuale mondo fantasy letterario e filmico. Le loro caratteristiche rivestono un ruolo mitopoietico nell’inconscio collettivo ed una finalità specifica per lo sviluppo della coscienza. Tramite la Sandplay Therapy il paziente può dare corpo emozionale alle loro risonanze immaginali, il terapeuta può coltivare la consapevolezza profonda della loro valenza mitopoietica, energetica e metamorfica, coglierne le dinamiche intrapsichiche ed i significati di luce e ombra rispetto al percorso del paziente.

Abstract
THE ALIEN AND OTHER EXTRAORDINARY CHARACTERS IN PSYCHOANALISIS AND SANDPLAY THERAPY
The author examines the alien as valence of stranger referring to the "alien self" studied by several psychoanalytic authors, as a form of invasion from an alien Shadow and as a compensatory figure, referring to what Jung expressed on the frequent sightings and dreams of UFOs and aliens in the 1950s. He then refers they to the metamorphic changes taking place in the post-modern collective psyche. Therefore the author examines other "extraordinary" characters created by the current fantasy literary and filmic world. Their features show a mythopoetic role in the collective unconscious and a specific purpose for the development of consciousness. Through the Sandplay Therapy the patient can express their imaginary resonances. The therapist can develop the deep awareness of their mythopoetic, energetic and metamorphic value, understand the psycodinamics and meanings of light and shadow in the patient’s personal journey.

Bibliografia
Borgogno F. (2005). Ferenczi e il trauma: una piccola mappa introduttiva. Interazioni, 25 (2), Milano: Franco Angeli Edizioni.

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